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Racconti di cibo tra presente e passato, con qualche proposito per il futuro.  

 

Marta - In questo ultimo anno abbiamo parlato molto di cibo  in classe, perché tra pochi mesi inizierà EXPO2015 che mette a tema proprio l’alimentazione. Compilando un diario alimentare settimanale ci siamo resi conto che la nostra dieta non è molto varia e la maggior parte delle volte scegliamo cosa mangiare solo in base al criterio “mi piace” o “non mi piace”. Spesso diamo la preferenza ai cibi industriali, come le merendine e le bibite zuccherate.

 

Asia-  Io, come Giulia e altri compagni, adoro la Nutella: la mangerei a colazione a merenda e dopo cena! Daniele dice che spesso la mangia per consolarsi quando magari è un po’ giù. Io penso di essere un po’ selettiva nella scelta dei cibi e alle volte anche un po’ schizzinosa. Quando nei giorni di festa vado a mangiare dai miei nonni, loro passano le ore ai fornelli per preparare vere specialità, cucinando cibi succulenti e rispettando le tradizioni di famiglia. Ma tutte le volte sono costretti a cucinare a parte un menù diverso per me, perché mi piacciono poche cose e preferisco cibi più  ”normali”  e poco elaborati.

 

Andrea - Una volta le pietanze venivano preparate con materie prime molto semplici e locali (a km zero diremmo oggi!) perché si basavano sui prodotti dell’orto e sugli animali da cortile; spesso tuttavia questi piatti richiedevano tempi lunghi di preparazione e le donne, insieme alle figlie giovani che le aiutavano, passavano tante ore in cucina, soprattutto nelle festività, periodo in cui il pranzo in famiglia era il momento più atteso. Nei racconti delle nonne del Molina si  è percepita una grande passione per i preparativi del giorno di festa, cosa che forse oggi si è un po’ persa nelle famiglie, perché c’è poco tempo per cucinare, si va tutti di corsa, e le donne moderne lavorano e stanno tante ore fuori casa.

 

Asia -   Ho avuto modo di parlare del cibo, oltre che con i nonni, con altre persone anziane della casa di riposo e ho  capito che il significato che noi ragazzi del 2000 diamo al mangiare è molto diverso rispetto a quello dei ragazzi del secolo scorso. Per loro infatti il cibo è una cosa molto importante e da condividere, forse perché, soprattutto nei periodi della guerra, hanno sofferto la fame e in famiglia si metteva in comune quel poco che c’era. Per me questa è una esperienza sconosciuta e dò per scontato il poter mangiare tutti i giorni e più volte al giorno qualsiasi cosa: basta aprire il frigorifero e la dispensa e servirsi da soli! A volte ci rimpinziamo fino a scoppiare; a volte lasciamo il cibo nel piatto perché non ne abbiamo più voglia.

 

Marta - Abbiamo scoperto che una volta si facevano pochissimi avanzi e quel poco che rimaneva, soprattutto dopo le feste, non veniva certo buttato, ma riutilizzato per creare un piatto per il pranzo successivo. La signora Lucia e alcune delle sue amiche ci hanno raccontato i mille modi per cucinare gustose polpette fatte con la carne avanzata nei giorni precedenti! La signora Tina invece ci ha proposto la sua versione della torta di pane raffermo e latte. E pensare che molti di quei piatti fatti di avanzi oggi sono presentate nel menù di ristoranti rinomati come vere specialità, basti pensare alla famosa ribollita toscana.

 

Vincenzo - In realtà la questione del “non fare avanzi” era legata anche al fatto che  i metodi di conservazione del tempo erano molto diversi dai nostri: ci ha sconvolto tantissimo sapere che nelle case non esisteva il frigorifero! Il cibo veniva conservato in inverno fuori dalla finestra e in estate nelle cantine. Abbiamo saputo dai racconti dei nonni che intorno al lago di Varese ci sono ancora tracce delle antiche ghiacciaie, che venivano utilizzate dai pescatori per  conservare il pesce: si trattava di grosse buche riempite col ghiaccio che si formava nel lago nella stagione fredda. Abbiamo imparato anche che alcuni tipi di salumi venivano conservati completamente ricoperti di grasso (ad esempio lo strutto). Altri metodi per la conservazione erano la marinatura con l’aceto e il sale.

 

Asia - Già il sale…. Io ne metto tantissimo in tutti i cibi che consumo e ho scoperto che ne viene aggiunto in considerevoli quantità in moltissime preparazioni industriali per dare sapore, addirittura si può trovare nei dolci confezionati. Ma in dosi eccessive è un alimento che può fare male alla salute! Ai tempi della guerra pare che non avessero di questi problemi perché c’erano dei periodi in cui il sale diventava una vera rarità, riservata solo alle famiglie più agiate.

 

Martina - La questione del cibo deve essere stata davvero complicata durante la guerra. Il cibo scarseggiava e si faceva la fila per acquistare qualsiasi cosa. Il sale, lo zucchero, la farina, il burro e il pane venivano razionati e non bastavano mai, soprattutto nelle famiglie numerose. Per acquistare gli alimenti si utilizzavano delle tessere costituite da bollini quadrati piccolissimi. Quando i bollini terminavano non si poteva più acquistare da mangiare. Una signora ci ha svelato che a volte quando era bambina aveva così tanta fame che andava a rubare dalla dispensa un poco di zucchero e correva a nasconderlo, così quando non c’era più niente da mangiare, andava a mettersene in bocca un pizzichino e questo le dava un po’ di consolazione!

 

Asia - Un pò come la Nutella per Daniele! Solo che nel caso di questa bambina di una volta non c’era scelta, mentre oggi io ho davvero tante possibilità… sapete cosa vi dico?! Quasi quasi la prossima volta che andrò dai nonni proverò almeno ad assaggiare qualcosa di quello che hanno preparato, perché ora ho capito che dietro ogni loro piatto …. c’è una storia da raccontare! 

 

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